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L’IVA è un’ imposta europea ed è l’acronimo di “imposta sul valore aggiunto”.
Questo tipo di imposta viene applicata quando c’è uno scambio di beni oppure di servizi tra il fornitore ed il cliente.
Un esempio semplice servirà a chiarire meglio il concetto : quando un ristoratore compra la carne da un fornitore, il totale che lui paga per l’acquisto di questo bene è dato dal prezzo del prodotto più l’IVA; in Italia esistono tre aliquote di IVA (24-10-4 per cento) che successivamente andremo ad elencare ed analizzare nello specifico.
Quindi: prezzo della carne più IVA → prezzo totale che il ristoratore pagherà al fornitore.
Il costo è la quantità di denaro che serve a produrre un bene, mentre il prezzo è la quantità di denaro che serve per comprare quel bene.
Ricordiamo che l’IVA è un’imposta indiretta, ossia che dipende dai consumi e non dalla forza contributiva del soggetto.
Chiariamo il concetto di diretto e indiretto relativo alle imposte con un semplice esempio:
- lRPEF : imposta diretta in quanto viene calcolata in base al reddito di una persona (ossia quanto guadagna) ;
- IVA : non prende in esame il guadagno ma solo il consumo del soggetto.
Come nasce l’IVA in Italia?
In Italia fino al 1973 esisteva l’IGE (imposta generale sulle entrate) imposta sostituita dall’IVA tramite il D.P.R. n. 633/1972 ed entrata in vigore il 1° gennaio 1973.
L’introduzione dell‘IVA fu necessaria per adeguare il sistema tributario italiano a quello degli altri Stati della Comunità Europea.
L‘IVA, quindi, è un’imposta presente in tutti gli Stati europei, l’unica differenza è che ogni Stato decide liberamente le aliquote da applicare.
L’art1 del DPR . n. 633/1972 ci fornisce il campo di applicazione dell’IVA in Italia, specificando che si tratta di un’imposta da applicare sulle cessioni di beni e prestazioni di servizi che avvengono nell’esercizio delle imprese e su prestazioni di servizi a imprese effettuate nello svolgimento di arti e professioni.”
Oggi l’IVA rappresenta una delle principali entrate tributarie dello Stato italiano.
Il D.P.R. n. 633/1972 ha subito molte modifiche, soprattutto per quanto riguarda il valore delle aliquote che sono progressivamente aumentate negli anni.
Evoluzione dell’IVA negli anni
La successiva tabella rappresenta l’evoluzione storica dell’aliquota più alta tra le tre esistenti (ovvero quella ordinaria).
Ma come funziona esattamente l’IVA?
Con il seguente esempio si potrà capire esattamente il suo funzionamento.
Ci sono due casi da prendere in esame:
- Consumatore finale che non detrae
- Consumatore finale possessore di Partita Iva che quindi detrae (scopri qui tutto sulle detrazioni)
Esempio IVA caso 1:
Il proprietario di un’enoteca acquisita una bottiglia di vino a 10 euro, per cui pagherà al fornitore 12,20 euro (10 euro + 22% di Iva).
L’enoteca poi venderà questa bottiglia di vino a euro 17,20 euro ( 10 il costo sostenuto, 5 il guadagno e 2,20 l’IVA che ha sborsato per l’acquisto), quindi il cliente finale darà al negoziante euro 17,20.
Il negoziante (soggetto passivo d’imposta) dovrà poi versare allo Stato italiano l’Iva, su questo acquisto che è pari a 2,20 euro ; il negoziante, in questo caso, rispetto all’Iva andrà in pari, avendo pagato 2,20euro di IVA al fornitore ma avrà il ritorno della somma versata tramite la vendita.
Quindi alla fine l’IVA versata allo Stato sono soldi del consumatore finale, pertanto possiamo definirla un’imposta al carico del consumatore.
Esempio IVA caso 2:
Il consumatore finale è un possessore di Partita Iva (potrebbe essere un avvocato, un commercialista o altro), quindi in questo caso anche lui detrae l’Iva; Il professionista acquista un bene e paga l’IVA al commerciante che la detrae ma, a sua volta può detrarla in dichiarazione.
La Partita IVA
La definizione generale dice che la Partita IVA è una sequenza di 11 numeri che serve ad identificare un contribuente soggetto al pagamento dell’imposta IVA.
Ogni persona che vende beni materiali o immateriali e servizi ( può essere un’azienda, un libero professionista, un commerciante o comunque un soggetto che vende beni e/o servizi) ha l’obbligo di aprire una Partita IVA ed emettere fattura o scontrino fiscale al momento della vendita di un suo prodotto o di un suo servizio.
Sono solo due i casi in cui si effettuano attività commerciali anche senza l’apertura della Partita IVA:
- Se l’attività professionale svolta non supera i 30 giorni annui con lo stesso committente ;
- Se il compenso del committente non supera il valore di euro 5000.
Come aprire la Partita IVA
L’apertura di una Partita IVA è molto semplice e può essere effettuata anche personalmente dall’interessato oppure ci si può rivolgere ad un commercialista.
Il modello, opportunamente compilato, per l’apertura della Partita IVA va consegnato all’Agenzia delle Entrate, e ci sono tre modi per farlo:
- Recarsi di persona all’Agenzia delle Entrate ;
- Inviarlo per raccomandata ;
- Compilazione telematica sul sito dell’Agenzia delle Entrate ( questo è il modo usato dal soggetto che noi indichiamo per l’apertura in caso che non vogliamo farla noi personalmente).
Durante l’apertura della Partita IVA va deciso che modello fiscale adottare per la propria attività lavorativa:
- Regime forfettario ;
- Regime semplice ;
- Regime ordinario.
Per svolgere attività d’impresa, si dovrà inoltre aprire la propria posizione all’INPS per il pagamento dei contributi e la posizone INAL ; quest’ultima non è richiesta per i professionisti e i titolari di ditta individuale senza dipendenti.
Le aliquote IVA in Italia : diversificazione e applicazioni
Come abbiamo già precedentemente accennato in Italia esistono 3 diverse aliquote per l’IVA, ecco di seguito la tabella aliquota IVA:
- 4% (minima)
- 10% (ridotta)
- 22% (ordinaria)
L’aliquota IVA al 4%
Si tratta dell’aliquota IVA denominata minima, applicata soprattutto sui generi di prima necessità.
Ecco alcuni esempi:
- Frutta
- Prodotti derivati dal latte (per esempio i formaggi)
- Pasta
- Latte
- Verdure
- Pane
- Quotidiani
- Protesi mediche.
L’aliquota IVA al 10%
É definita aliquota ridotta ed è applicata principalmente in ambito turistico e ristorativo, oltre ad alcuni specifici settori.
Alcuni esempi:
- Strutture alberghiere
- Ristoranti
- Bar
- Carne (alimento)
- Edilizia
- Utenze casalinghe (gas ed energia elettrica)
- Prodotti da pasticceria
- Pesce (alimento)
- Miele
- Salumi
- Medicinali sia quelli per uso umano che quelli per uso veterinario.
L’aliquota IVA al 22%
Si tratta dell’aliquota IVA ordinaria.
Dalla nascita dell’IVA nel 1972 fino al oggi, l’imposta ha subito molte variazioni, tutte al rialzo, partendo dal 12% previsto alla sua nascita fino ad arrivare all’attuale valore del 22%.
Tranne per eccezioni già viste ( IVA minima e IVA ordinaria) il restante dei prodotti rientra in questa aliquota.
L’elenco sarebbe molto lungo ma, per avere un’idea, proponiamo di seguito un elenco di prodotti più comuni che prevedono l’applicazione dell’IVA al 22% :
- Tutti gli alcoolici
- Abbigliamento
- Calzature
- Valige e borse
- Elettrodomestici
- Computer
- Telefoni cellulari
- Arredamento
- Detersivi
- Benzina
- Automobili
- Biciclette
- Giocatoli.
Cosa si può acquistare senza IVA?
Nonostante l’Imposta sul valore aggiunto venga applicata sulla stragrande maggioranza dei nostri acquisti, come abbiamo visto, esistono tuttavia una serie di prodotti che non ne prevedono l’applicazione e, ai fini fiscali, vengono denominate “ operazioni esenti IVA ai sensi dell’art.10 del DPR 633/72”, tra cui :
- Biglietti dei musei
- Biglietti per parchi naturali
- Servizi postali
- Tariffe dei taxi
- Analisi di laboratorio
- Prestazioni sanitarie ospedaliere di cura e riabilitazione
- Servizi delle pompe funebri.
Aliquote in regime Covid-19
Per fronteggiare l’emergenza Covid-19 il Governo italiano tramite l’art124 del Decreto Legislativo 34/2020 ha apportato una modifica dell’aliquota IVA per prodotti impiegati nell’emergenza Covid-19.
L’IVA dei seguenti prodotti è stata abbassata dal 10% o dal 22% al 5%:
- Ventilatori polmonari ;
- Mascherine protettive ;
- Abbigliamento per finalità sanitarie ( per esempio i camici per infermieri e medici) ;
- Disinfettanti per le mani.
L’IVA in Europa
Come già detto ogni Stato Europeo può decidere autonomamente l’aliquota dell’IVA ordinaria, unico punto da tenere in considerazione è che non può, in alcun caso, essere inferiore al 15% come previsto dalla Direttiva 2006/112 della Comunità Europea.
Inoltre la stessa direttiva CE stabilisce che ogni Stato membro della Comunità Europea annualmente debba versare all’Unione lo 0,30% delle proprie entrate dell’imposta dell’IVA .
L‘IVA ordinaria nei principali paesi dell’Europa.
PAESE EUROPEO | IVA ORDINARIA |
Germania | 19.00% |
Spagna | 21.00% |
Francia | 20.00% |
Paesi Bassi | 21.00% |
Polonia | 23.00% |
Portogallo | 23.00% |
Romania | 19.00% |
Svezia | 25.00% |
Belgio | 21.00% |
Il pagamento dell’IVA
I possessori di Partita IVA hanno l’obbligo di pagare l’imposta IVA allo Stato, tranne quelli che hanno optato per il regime forfettario.
Tale regime, infatti, oltre ad altri vantaggi, prevede l’esonero dal pagamento dell’ IVA e per accedervi bisogna soddisfare determinati parametri.
A priori, nonostante possa sembrare il contrario, non possiamo considerare questo regime fiscale migliore rispetto agli altri due (ordinario e quello semplificato) poiché, come di seguito vedremo, ci sono casi in cui l‘IVA non è dovuta anzi sarà lo Stato in debito con noi rispetto l’imposta IVA.
Come calcolare il credito o il debito dell’IVA
La persona soggetta all’imposta IVA ogni tot di tempo ( il calcolo può essere mensile o trimestrale) farà il calcolo dell’IVA ; in linea di massima il contribuente si affida al commercialista per la gestione IVA.
Calcolo dell’IVA :
- Somma di tutta l’IVA incassata dalle vendite ( IVA a debito)
- Somma di tutta l’IVA pagata per gli acquisti (IVA a credito)
- La differenza tra l’IVA pagata e quella incassata determina la sua posizione riguardo il pagamento o meno dell’imposta.
A questo punto possono aprirsi due differenti scenari per il contribuente :
- L‘IVA a debito è superiore rispetto all‘IVA a credito : in questo caso la differenza deve essere versata come imposta ;
- L’ IVA a credito è superiore rispetto all’IVA a debito : la differenza rappresenta un credito che deve ricevere.
Esempio del calcolo IVA :
- Un commerciante ha fatto vendite per la sua attività e ha incassato 1000 euro ( 819 euro +181 euro IVA al 22%, IVA a debito) ;
- Lo stesso commerciante ha effettuato acquisti per 700 euro ( 573 euro + 127 euro IVA al 22%, IVA a credito)
Riepiloghiamo: ha incassato 181 euro ed ha pagato 127 euro ( parlando di IVA) quindi l’IVA incassata è maggiore di quella pagata : 187 euro meno 127 euro, il commerciante è a debito di 60 euro; che dovrà versare allo Stato.
Pagamento IVA
L‘IVA va pagata con il modello F24 e il versamento può essere mensile oppure trimestrale.
Per il pagamento mensile la data è il 16 del mese successivo ( l’lVA di gennaio si paga il 16 febbraio, quella di febbraio si paga il 16 marzo e così via. Se il giorno del pagamento è un festivo o domenica, la scadenza passa primo giorno successivo non festivo).
Per coloro che pagano l’IVA trimestralmente, lo schema di pagamento da seguire sarà il seguente :
- 16 maggio per il primo trimestre ( gennaio- febbraio – marzo)
- 20 agosto per il secondo trimestre ( aprile – maggio – giugno)
- 16 novembre per il terzo trimestre ( luglio – agosto – settembre)
- 16 marzo dell’anno successivo per il quarto trimestre dell’anno precedente ( ottobre- novembre – dicembre).
Cosa succede quando l’IVA è a credito
In questo caso non bisogna pagare ma ricevere, e ci sono due diverse strade possibili da percorrere :
- Chiedere rimborso IVA ;
- Usare l’IVA in compensazione .
Il rimborso dell‘IVA ha una tempistica abbastanza lunga, cioè di circa 5 anni.
Quindi quasi sempre è preferibile portarla a compensazione, cioè usarla per pagare eventuali futuri tributi all’Erario statale.
- Compensazione di IVA futura ( l’IVA a credito verrà usata per pagare un’eventuale IVA futura a debito)
- Compensazione di altri tributi ( l’IVA a credito sarà usata per pagare futuri contributi. Si può usare per compensare qualunque tipo di tributo pagabile con F24).
Come calcolare l’IVA e il prezzo netto di un prodotto
Quando ci rechiamo a fare un acquisto, il relativo scontrino emesso dal commerciante riporta il prezzo finale già ivato, ma se siamo curiosi di sapere il valore netto del prodotto, esiste un modo molto facile per calcolarlo.
La prima cosa da fare è capire l’aliquota IVA in cui rientra il prodotto acquistato e poi fare questo semplice calcolo in base all’aliquota.
- Aliquota al 4%, dividere il prezzo ivato per 1,04
- Aliquota al 10% dividere il prezzo ivato per 1,10
- Aliquota al 22%, dividere il prezzo ivato per 1,22
Esempio:
andiamo in macelleria a comprare della carne e paghiamo 27 euro (prezzo ivato) ; per risalire al prezzo netto basta calcolare l’IVA ( in questo caso del 10%) dividendo 27 euro per 1,10 e ci darà 24,55 euro come prezzo netto.
Partendo invece da un prezzo netto e volendo arrivare al prezzo finale con IVA, basterà seguire questo schema, sempre dopo esservi sincerati dell’aliquota d’appartenenza del prodotto in questione :
- Aliquota al 4%, moltiplicare il prezzo netto per 0,04
- Aliquota al 10%, moltiplicare il prezzo netto per 0,10
- Aliquota al 22%, moltiplicare il prezzo netto per 0,22
Un semplice esempio
Il prezzo richiesto da un idraulico per un intervento 80 euro + più IVA ; sapendo che in questo caso l’aliquota è del 10%, il prezzo finale sarà 80 euro + 80 moltiplicato 0,10, quindi 8: il totale della nostra spesa sarà 88 euro.
L’IVA nel quotidiano
Ovviamente non è difficile legare l’IVA ai consumi, infatti il prezzo finale di un prodotto risente molto dell’aggiunta dell’IVA, senza contare che anche i piccoli acquisti del quotidiano includono l’aliquota nel prezzo finale e, il più delle volte, la stiamo pagando senza saperlo.
Poiché alla fine a pagare l’IVA è il consumatore finale, possiamo dire senza alcun problema che l’IVA può portare ad una diminuzione dei consumi, incrementando il prezzo ultimo del prodotto.
La questione IVA e consumi è divenuta molto importate negli ultimi mesi che abbiamo attraversato in regime di lockdown a causa del Covid-19, poiché durante questo periodo vi è stato un calo netto di introiti economici per molte persone
- Aziende chiuse ;
- Lavoratori che hanno perso il proprio impiego ;
- Lavoratori in cassa integrazione.
Il tutto, ovviamente, con conseguente abbassamento del potere d’acquisto ; i consumi sono calati e comunque sembra non tendano ad un grande rialzo nemmeno dopo la fine di questo periodo.
Il Governo italiano, visto lo stretto legame tra IVA e acquisti, sta valutando la diminuzione dell’imposta proprio al fine di aumentare i consumi, permettendo al consumatore un approccio agevolato in relazione alla situazione reddituale attuale.
IVA ed evasione fiscale
Secondo uno studio del 2018 a cura della Fondazione nazionale dei Commercialisti, circa il 54% per possessori di Partita Iva sono responsabili dell’evasione fiscale in Italia.
Ovviamente per un dipendente evadere è molto più complesso, invece un libero professionista può evadere molto più facilmente.
Si parla sia di evasione IRPEF che di evasione dell’IVA ma quest’ultima è quella più cospicua; parliamo di circa 36 miliardi di IVA evasa annualmente, una cifra molto alta che incide pesantemente sulle casse dello Stato.
Non emettere uno scontrino durante una vendita oppure non emettere fattura durante una prestazione da parte di un professionista, sono situazioni spesso molto difficili da far emergere da parte dei controlli fiscali dello Stato, affidati soprattutto alla Guardia di Finanza.
E’ purtroppo risaputo, e nemmeno tanto nascosto, che spesso si effettuano lavori senza emissione di fattura finale, perché ciò permette di avere un prezzo più basso da pagare per il servizio ricevuto, la mancanza dell’IVA ovviamente abbassa il prezzo finale da pagare per il consumatore.