L’accertamento fiscale è un controllo amministrativo effettuato dall’Agenzia delle Entrate finalizzato a verificare il rispetto delle norme fiscali del contribuente.
Nel caso in cui tale verifica evidenziasse delle irregolarità o delle violazioni, gli uffici amministrativi provvederanno a notificare al contribuente gli addebiti mediante il cosiddetto avviso di accertamento.
Alcuni esempi di accertamento fiscale sono la verifica:
- Della dichiarazione dei redditi ;
- Del patrimonio intestato ;
- Dei movimenti contabili di un’attività.
L’Agenzia delle Entrate possiede diversi metodi per verificare il corretto comportamento fiscale di un contribuente:
- Il redditometro, un software in grado di calcolare, tramite un algoritmo, il volume di spesa di un contribuente nell’arco di un anno e di confrontarlo con le entrate dichiarate; se, ad esempio, il risultato di una verifica con questo software mostra che il soggetto ha effettuato spese superiori al 30% rispetto alle entrate dichiarate, scatterà un accertamento fiscale per verificare come il contribuente si sia procurato quel denaro in più ;
- Movimenti sospetti ; a volte, basta che il proprietario di un’attività dichiari poche entrate ma spenda molto nei costi di pulizia delle tovaglie per far insospettire i controlli ;
- Accertamenti bancari, che consistono nel controllo del conto corrente del contribuente; tale verifica può essere effettuata soltanto sugli ultimi 5 anni di operazioni bancarie ;
- Accertamenti tramite l’Anagrafe tributaria, che possono evidenziare gravi discrepanze tra il reddito accertabile e quello indicato in fase di dichiarazione.
L’accertamento fiscale è, a tutti gli effetti, una verifica, per cui il soggetto sottoposto a tale controllo non è necessariamente un evasore fiscale: per avviare il procedimento basta una semplice incongruenza di dati.
Accertamento tributario
L’accertamento tributario è spesso considerato sinonimo di accertamento fiscale ma, in realtà, vi è una sostanziale differenza.
L’accertamento tributario ha lo scopo di controllare gli obblighi tributari del soggetto in relazione ai soli tributi come, ad esempio, il pagamento delle imposte dirette o indirette.
L’accertamento fiscale, invece, è una verifica degli obblighi del soggetto in relazione a:
- La dichiarazione dei redditi ;
- Il versamento dei tributi ;
- Il versamento dei contributi sociali obbligatori come, ad esempio, quelli pensionistici.
L’accertamento fiscale, quindi, comprende sia la verifica sugli obblighi tributari che sui contributi ; per cui, ingloba in sé anche l’accertamento tributario.
La verifica tributaria ha l’obiettivo di evitare il fenomeno dell’evasione fiscale.
Un tipo di accertamento fiscale è il controllo dell’Anagrafe tributaria, la quale contiene tutte le attività quotidiane del contribuente come i contratti di affitto, l’acquisto di case o di automobili, le assicurazioni firmate.
Le informazioni contenute all’Anagrafe tributaria vengono elaborate dai software dell’Agenzia delle Entrate, i quali sono in grado di evidenziare l’eventuale incompatibilità tra l’acquisto di un bene e le entrate dichiarate.
Esistono diversi tipi di accertamento tributario:
- Contabile, per i redditi per cui sono previsti degli obblighi fiscali di tenuta della contabilità ;
- D’ufficio, nel caso di un evasore totale che abbia omesso la dichiarazione dei redditi ;
- Induttivo, ovvero relativo alla generalità dei componenti positivi del reddito d’impresa o del reddito di lavoro autonomo ;
- Integrativo, nel caso in cui gli uffici finanziari vengano a conoscenza di nuovi elementi ;
- Partecipazione dei comuni, che prevede la collaborazione degli uffici del comune per accertarsi dell’andamento fiscale di alcuni soggetti ;
- Parziale, che prevede accertamenti fiscali su singoli elementi d’imposta ;
- Sintetico, utilizzabile solamente per le persone fisiche e fondato sulla rilevazione del volume di spesa del contribuente.
Accertamento fiscale guardia di finanza
Il contribuente può essere sottoposto ad una verifica fiscale da parte della Guardia di Finanza o dei funzionari dell’Agenzia delle Entrate, che possono effettuare dei controlli direttamente nei locali dove il soggetto svolge la propria attività professionale.
Il contribuente deve conoscere bene i doveri a cui deve adempiere ma anche i propri diritti.
È sempre consigliabile contattare un professionista che possa tutelare la propria posizione e indicare la giusta strategia di difesa in seguito alle verifiche dell’accertamento fiscale.
L’articolo 12, comma 2, della Legge n. 212/2000, espone chiaramente che è un diritto del contribuente farsi assistere, durante la fase di verifica, da un professionista abilitato alla difesa dinanzi agli organi di giustizia tributaria.
Un altro diritto del contribuente riguarda l’obbligo ad essere informato sulle ragioni che giustificano l’accertamento fiscale, i periodi di imposta e i settori impositivi interessati.
La Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate non possono effettuare un accertamento fiscale:
- Facendo una perquisizione personale ;
- Aprendo borse, casseforti o ripostigli chiusi a chiave ; si tratta di attività che possono essere effettuate solamente in seguito all’autorizzazione del Procuratore della Repubblica.
I documenti che non è possibile reperire immediatamente o che sono “chiusi” in qualunque contenitore che necessita anche solo di una semplice manovra (casseforti, cassette di sicurezza et similari), possono essere prelevati e utilizzati sono dopo una specifica autorizzazione del Pubblico Ministero.
Accertamento fiscale cos’è
L’accertamento fiscale è uno strumento di verifica utilizzato dall’Agenzia delle Entrate per combattere il fenomeno diffuso dell’evasione ; questo tipo di controllo, però, non scatta solamente quando non si pagano le tasse ma anche quando si manifesta un’anomalia tra i dati forniti dal contribuente, ad esempio le entrate indicate nella dichiarazione dei redditi, e quelli reali.
L’accertamento fiscale è una procedura di verifica dell’incongruenza dei dati e si differenzia a seconda del tipo di contribuente.
Le persone fisiche possono essere sottoposte alle seguenti due tipologie di accertamento:
- Analitico, in cui viene verificata la compatibilità tra la dichiarazione dei redditi del soggetto e i pagamenti dovuti ;
- Sintetico, il quale si basa sull’effettiva incompatibilità tra la dichiarazione dei redditi del contribuente e il suo tenore di vita ; in questa tipologia di accertamento fiscale è previsto il “redditometro” e l’anomalia è verificabile nel momento in cui il reddito accertabile ecceda di almeno un quinto da quello dichiarato.
- Le imprese possono essere sottoposte alle seguenti tre tipologie di accertamento fiscale:
- Analitico – contabile, in cui vengono analizzate le incongruenze tra le scritture contabili delle imprese e la dichiarazione dei redditi ;
- Analitico – induttivo, in cui in seguito a un’indagine contabile viene fuori l’inesattezza di ciò che era stato inserito nella dichiarazione dei redditi ;
- Induttivo – Extra contabile, avviato nel momento in cui si riscontrano gravi violazioni come il reddito di impresa non indicato in fase di dichiarazione dei redditi o gravi inesattezze contabili.
Con l’avviso di accertamento, che indica i risultati irregolari ottenuti grazie ad un accertamento fiscale, l’Agenzia delle Entrate formalizza l’esito ai fini di:
- Imposte dirette e addizionali;
- Iva;
- Irap.
Accertamento fiscale 2020
Novità sugli accertamenti per emergenza Covid-19
In seguito all’emergenza Covid-19, per la fine del 2020 l’Agenzia delle Entrate emetterà oltre 8 milioni di avvisi di accertamento in seguito a controlli di accertamento fiscale.
Il Decreto Rilancio emesso dal Governo ha rinviato di un anno la notifica al contribuente, per cui il termine è stato spostato al 31 dicembre 2021.
La situazione di emergenza dovuta alla pandemia Covid-19 ha permesso agli uffici solo l’emissione degli atti di accertamento fiscale entro la fine del 2020, ma la notifica dev’essere disposta obbligatoriamente nel 2021.
L’Amministrazione può usufruire di una proroga di 120 giorni rispetto alla solita decadenza degli atti. La proroga può avvenire nel caso in cui tra la data di convocazione e la data di decadenza della notifica dell’atto vi siano meno di 90 giorni.
Per quest’anno, però, questo vantaggio per il Fisco non dovrebbe presentarsi in quanto è stata stabilita la proroga dovuta all’emergenza Coronavirus e la conseguente notifica nel 2021 degli atti in scadenza il 31 dicembre.
La situazione pandemica ha peggiorato la situazione fiscale dei contribuenti e il Decreto Rilancio è stato istituito proprio per cercare di contenere e di non far peggiorare una situazione economica già critica.
Accertamento fiscale termini
La Legge n. 208/2015 ha apportato una modifica sostanziale ai termini dell’accertamento fiscale ; in particolare, le modifiche riguardano:
- L’abrogazione del raddoppio dei termini in presenza di violazioni sottoposte a denuncia penale per un reato tributario contenuto nel D.Lgs. n. 74/2000 ;
- L’allungamento dei tempi di decadenza dell’accertamento fiscale per imposte sui redditi e iva.
L’obiettivo dell’istituzione di questa legge è quello di rendere più trasparente il rapporto tra i contribuenti e l’Agenzia delle Entrate.
Le norme precedenti non permettevano al contribuente di essere sicuro che, alla fine del quarto anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione dei redditi, i controlli per quell’anno potessero cessare : infatti, poteva venire applicato il raddoppio dei termini nel caso di denuncia penale per un reato tributario.
I termini di accertamento fiscale sono i tempi che l’Amministrazione finanziaria ha a disposizione per verificare la dichiarazione dei redditi.
La notifica dell’avviso di accertamento deve necessariamente avvenire:
- Entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui si è presentata la dichiarazione dei redditi ;
- Entro il 31 dicembre del settimo anno successivo a quello in cui si sarebbe dovuta presentare la dichiarazione dei redditi, nei casi in cui essa non fosse stata presentata o fosse stata annullata.
Accertamento fiscale auto
L’automobile rappresenta, da sempre, uno dei cavilli per verificare e accertare il reddito dei contribuenti; viene, infatti, considerata come un “bene di lusso” sufficiente a dedurre la capacità reddituale del contribuente.
Si tratta, quindi, di un elemento che può indurre l’avvio di un accertamento fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Grazie a degli specifici software o, a volte, servendosi anche di semplici eventi sospetti, l’Agenzia delle Entrate riesce a evidenziare la discrepanza tra i beni acquistati dal contribuente e l’effettivo reddito dichiarato.
Attualmente, però, in caso di acquisto di un’automobile, non è più previsto l’avvio di un accertamento fiscale poiché, dal 2016, il “redditometro” è stato escluso a causa della sua poca affidabilità.
A stabilire l’esclusione di questo strumento è stato il Decreto dignità adottato a fine 2018 dal Governo Conte.
L’Agenzia delle Entrate aveva tentato di utilizzare nuovamente lo strumento per dimostrare la sua affidabilità ma esso può essere ritenuto valido solamente per le dichiarazioni dei redditi presentate fino al 2016.
Per quanto riguarda gli acquisti di automobili successivi al 2015, quindi, non è più previsto un accertamento fiscale con l’utilizzo del “redditometro”; si tratta, tuttavia, di una situazione temporanea che potrebbe cambiare nel momento in cui saranno emessi nuovi decreti.
Avviso di accertamento
L’avviso di accertamento e l’atto formale conclusivo all’accertamento fiscale e deve contenere le violazioni, i movimenti irregolari del contribuente e le dovute sanzioni.
L’avviso deve essere firmato dal direttore dell’ufficio che lo ha emesso o da un suo delegato. In assenza di tale sottoscrizione, l’accertamento fiscale è da considerarsi nullo.
L’avviso deve sempre essere motivato e deve indicare:
- Gli imponibili accertati ;
- Le aliquote applicate ;
- Le imposte liquidate ;
- L’ufficio presso il quale è possibile ottenere informazioni ;
- Il responsabile dell’atto ;
- Il termine di pagamento delle imposte dovute e le modalità di saldo ;
- L’organo al quale è possibile ricorrere in caso di contestazione dell’atto.
L’avviso può essere emesso dalle amministrazioni che possiedono il potere di pretendere tributi dalla cittdinanza, tra queste:
- L’Agenzia delle Entrate ;
- L’INPS ;
- Il Comune ;
- La Regione.
Se l’importo che viene contestato all’interno di tale atto supera le soglie previste dalla legge, scatterà la segnalazione alla Procura della Repubblica con conseguente procedimento penale.
L’avviso di accertamento, emesso in seguito ad un accertamento fiscale, diviene esecutivo dopo 60 giorni alla notifica, ed entro questo termine, il contribuente può:
- Contestare l’avviso davanti ad un giudice facente parte della Commissione Tributaria Provinciale ;
- Saldare gli importi dovuti.
Se dopo i 60 giorni, il contribuente non ha fatto ricorso o non ha pagato, l’avviso di accertamento diviene esecutivo e viene affidato agli agenti di riscossione, determinando il passaggio dall’amministrazione titolare del credito all’esattore, affinché quest’ultimo possa provvedere alla riscossione del debito mediante atti esecutivi gravi come il pignoramento dei beni.
Il ricorso dell’avviso di accertamento può avvenire secondo diverse strategie che devono essere valutate dal contribuente con l’aiuto di un professionista del settore che possa accompagnarlo nella sua difesa e, in alcuni casi, fargli raggiungere un accordo con l’Agenzia delle Entrate ottenendo una riduzione delle sanzioni.
L’accettazione dell’avviso di accertamento e quindi la conferma dei risultati di un accertamento fiscale, comporta la riduzione delle sanzioni amministrative, a patto che il contribuente rinunci a:
- Fare ricorso, contestando l’avviso di accertamento emesso ;
- Presentare un’istanza di accertamento con adesione.
In questo caso, il contribuente deve provvedere a pagare la somma ridotta entro il termine stabilito. L’avviso non implica la non contestazione: esistono diversi modi per fare ricorso e chiedere l’annullamento parziale o totale dell’atto, ad esempio l’istanza di autotutela o il reclamo/mediazione tributario.
Accertamento fiscale come difendersi
La principale conseguenza di un accertamento fiscale che evidenzia un comportamento fiscale irregolare di un contribuente è l’emissione di un avviso di accertamento.
Nel caso in cui il contribuente ritenga che l’accertamento fiscale abbia portato a risultati errati, può chiedere la correzione dell’avviso di accertamento presentando:
- Un’istanza in Autotutela all’ufficio che lo ha emesso ; tale istanza deve essere presentata entro 60 giorni dall’emissione dell’atto ;
- L’accertamento con adesione, che permette il raggiungimento di un accordo con l’Agenzia delle Entrate;
- L’istanza di reclamo/mediazione per ottenere una riduzione delle sanzioni ;
- La nomina della Commissione tributaria provinciale per chiedere l’annullamento totale o parziale dell’atto.
I casi più frequenti di autotutela si hanno in presenza di :
- Errore di persona ;
- Errore di calcolo ;
- Errore sull’emissione di un’imposta ;
- Presenza dei requisiti necessari per usufruire di detrazioni o regimi agevolativi ;
- Mancanza di pagamenti regolarmente effettuati ;
- Mancanza di documentazione.
L’accertamento con adesione è l’istituto che apre una controversia tra le parti al fine di raggiungere un accordo: si tratta di uno strumento di cui il contribuente si può servire nel momento in cui l’avviso di accertamento risulti parzialmente o totalmente infondato.
In questo caso, l’avviso viene considerato sospeso per 90 giorni, a cui si dovranno sommare i precedenti 60 giorni previsti dalla scadenza ordinaria.
L’istituto di Adesione può permettere al contribuente di ricevere uno sconto della sanzione, nella misura di 1/3 del minimo previsto dalla legge ; tale importo deve essere versato entro 20 giorni dalla redazione dell’Atto di Adesione.
Infine, il reclamo/mediazione permette la risoluzione delle controversie senza ricorrere ad un giudice. L’istanza di reclamo/mediazione è obbligatoria per tutti quei casi in cui la somma contestata non supera i 50.000 euro.
In questo caso, il ricorso va presentato alla Direzione regionale o provinciale o al Centro operativo dell’Agenzia delle Entrate. La mediazione permette la riduzione delle sanzioni al 35% del minimo previsto dalla legge. La somma concordata deve essere versata entro 30 giorni dal raggiungimento dell’accordo.
Infine, se il contribuente ritiene infondati i risultati dell’accertamento fiscale e il conseguente avviso di accertamento, può fare ricorso alla Commissione tributaria provinciale.
Il ricorso deve essere presentato all’ufficio che ha emanato l’avviso entro 60 giorni dalla sua notifica.